Il motivo è tanto
semplice quanto “inquietante”, le scritture contabili sono fatte con un sistema
completamente diverso:
- in Italia usiamo il sistema Reddituale inventato nel 1927 da Gino Zappa;
- nel mondo anglossassone e in quasi tutto il resto del mondo usano il sistema Patrimoniale inventato nel 1909 da Fabio Besta (che fu “professore” di Zappa alla Cà Foscari di Venezia).
Il sistema
Patrimoniale si basa sul concetto che la ricchezza del titolare è pari alla
differenza fra il valore dei beni posseduti e l’ammontare dei debiti e, quindi,
pone estrema attenzione sia agli scambi esterni (fra l’azienda ed i terzi), sia
quelli interni (fra i reparti di produzione ed i vari magazzini). Il valore dei
prodotti è calcolato sommando i costi d’acquisto delle materie prime ed il
costo delle varie lavorazioni (che le trasformano in semilavorati ed in
prodotti finiti) man mano che sono eseguite; in altre parole le
registrazioni contabili rispecchiano fedelmente il processo produttivo.
Nel sistema
Reddituale il costo delle materie prime è registrato nel conto economico e non
nello stato patrimoniale e non “carica” il magazzino, infatti, la registrazione
delle rimanenze è spesso fatta solo in occasione della chiusura di esercizio.
Con il sistema
Reddituale è possibile tenere la contabilità senza conoscere il processo
produttivo, basta conoscere il valore delle merci ai diversi stadi di
lavorazione; la contabilità analitica non è quindi obbligatoria. Nel sistema patrimoniale la contabilità analitica è
indissolubile da quella generale e ciò ne spiega il grande sviluppo nei paesi
anglossasoni.
Il fatto che nel sistema reddituale la contabilità
analitica non sia obbligatoria non
vuol dire che non serva: un qualunque sistema di controllo di gestione
aziendale non può prescindere dalla conoscenza dei costi di produzione e,
quindi, dalla contabilità analitica.
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