martedì 11 ottobre 2011

La riclassificazione del Conto Economico

In tutte le aziende modernamente organizzate la contabilità analitica è diventata la base per una buona conduzione dell'attività economica. Da alcuni anni anche nelle piccole e medie aziende, che devono spesso affrontare le stesse problematiche delle grandi società, si stanno dotando di strumenti per una puntuale rilevazione dei costi e della redditività.
A questo scopo, nei paesi anglosassoni (USA in testa) e nord europei sono state sviluppate delle tecniche di contabilità analitica che permettono di controllare l'andamento aziendale nelle sue componenti più significative, rilevandone l'incidenza sul Valore Prodotto e seguire il graduale formarsi dell'utile di gestione e dell'autofinanziamento. Le informazioni che gli imprenditori (nelle piccole e medie imprese) ed il top management (nelle grandi imprese) ricavano da questi strumenti consente loro di valutare in modo oggettivo (con i numeri!) le occasioni di sviluppo, i costi ed i rischi ad esse connesse e la bontà delle soluzioni adottate (aumento della redditività). In altre parole, l’uso di questi strumenti consente di decidere in base ai numeri e non in base alle impressioni e/o ai “sentito dire”, creando un presupposto fondamentale per la gestione consapevole di una qualunque attività aziendale.
Esistono numerose tecniche di riclassificazione del Conto Economico, ricordiamo:

A VALORE AGGIUNTO: tale riclassificazione presuppone lo studio dell'impresa secondo un'ottica che si può definire sociale[1]. Con questo schema i salari, gli stipendi, le imposte e gli interessi non rappresentano dei costi ma la ripartizione di ricchezza fra i vari operatori economici coinvolti nella gestione dell'impresa e, quindi, sono accomunati alla ripartizione degli utili. È evidente che tale interpretazione è profondamente diversa da quella più comunemente usata.


A COSTO DEL VENDUTO: tale riclassificazione riaggrega le voci distinguendo fra attività caratteristica e extra caratteristica[2]. Tale schema, però, risente della stagionalità delle vendite che, di fatto, sono il riferimento dello schema. Il costo del venduto, inoltre, è calcolato in base alla tecnica del full costing.


A MARGINE DI INTERMEDIAZIONE COMMERCIALE o MARGINE LORDO: come lo schema a Costo del Venduto distingue l'attività caratteristica da quella extra caratteristica, ma nella caratteristica evidenzia gli acquisti.


A MARGINE DI CONTRIBUZIONE: come lo schema a Costo del Venduto distingue l'attività caratteristica da quella extra caratteristica, ma nella caratteristica distingue fra costi variabile e quelli fissi. È lo schema di riclassificazione del CE basato sul direct costing. L'analisi del margine di contribuzione consente di attuare le scelte economiche più convenienti per l'azienda.


A VALORE PRODOTTO (Produzione dell'esercizio): a differenza dello schema a Margine di Contribuzione le variazioni dei prodotti finiti e dei semilavorati non sono utilizzati per correggere i costi variabili di produzione per ottenere il costo di quanto venduto nel periodo, ma per correggere i Ricavi di periodo per determinare il Valore di quanto prodotto nel periodo[3].



[1]   Non a caso è spesso utilizzata nei testi di macroeconomia.
[2]     Per attività caratteristica, o tipica, s'intende il core business dell'impresa, ovvero l'attività per svolgere la quale l'impresa è stata costituita. Ben altra cosa è la gestione ordinaria.
[3]     Nel primo caso la variazione delle rimanenze è valorizzata al costo, nel secondo al prezzo di vendita.



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